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Ho letto l'autobiografia di Jovanotti, Gratitude

05/02/14


Ho letto l'autobiografia di Jovanotti, Gratitude. L'ho letta perché credo che Jovanotti abbia qualcosa di interessante da dire. Intendiamoci, non tutta la sua musica mi piace, i miei riferimenti musicali sono molto diversi dai suoi: non sono mai riuscito ad ascoltare un album intero dei Run DMC e reputo i Parliament un gruppo importante ma li digerisco solo a piccole dosi. Mentre lui andava pazzo per Afrika Bambata io preferivo i Talking Heads, e mentre lui ballava sui ritmi indiavolati della musica nera io preferivo guardare fuori dalla finestra fumando sigarette e ascoltando i Pixies. Ad ogni modo, il racconto della vita di Lorenzo è sicuramente un case study unico e non più ripetibile. I tempi sono cambiati, i giovani di successo passano inevitabilmente attraverso i Reality e difficilmente restano sulla ribalta per più di una stagione o due. Una figura carismatica come quella di Cecchetto non è più pensabile. Le cose mutano velocemente, le previsioni, i progetti costruiti a tavolino non ottengono più il successo sperato.
Ho letto Gratitude perchè Jovanotti mi è sempre stato simpatico anche se non l'ho mai potuto dire perché tutti lo odiavano. Quando da ragazzino mi improvvisavo skater, ascoltavo i Beastie Boys e i Fugazi e non potevo certo dire in giro che secondo me l'Albero non era poi male.


In Gratitude Jovanotti racconta la sua vita in modo molto semplice e disordinato proprio come te lo aspetteresti da lui; attraverso i molteplici aneddoti narrati traspare tutta la passione per la musica e per la vita, la sua profonda curiosità e la sua inesausta voglia di capire il mondo attraverso le esperienze a cui Jovanotti non si è mai sottratto mettendoci tutta la sua energia.
Ecco, energia è una parole ricorrente del libro e credo che sia anche la parola chiave per comprendere il suo carisma e il suo successo. Jovanotti ha una specie di aura magnetica che si espande dal suo corpo dinoccolato, possiede una forza vitale fuori dal comune; Lorenzo è un attrattore che si nutre delle energie di tutti, e poco importa che sia odio o amore quello che gli viene riversato, sempre di energia si tratta, e lui al pari di un supereroe la assorbe e ne esce fortificato. Certo, a causa di tutta questa energia, il racconto a volte si fa un po' troppo autocelebrativo; a uno sguardo ingenuo questa consapevolezza di sé sembra stonare con l'immagine di ragazzo fortunato della porta accanto che abbiamo di lui; ma il problema non è lui ma piuttosto l'immagine che ci siamo costruiti e che gli abbiamo appiccicato sopra. In fondo, credo sia inevitabile che tutta la sua incontenibile energia a volte trasbordi e faccia gonfiare l'ego anche a chi l'ego, non dico cerca di dissolverlo, ma almeno di contenerlo. Frasi come "Se non ti piace la mia roba non sei uno in gamba. Solo le persone sveglie e intelligenti possono sentire quello che c’è nella roba che esce dalle mie parti" potrebbero risultare eccessive e forse lo sono, ma sono convinto che sia meglio che siano state scritte piuttosto che epurate da un editor troppo zelante.
Gratitude non è il racconto di un uomo perfetto e nemmeno del Jovanotti che ci siamo immaginati, ma semplicemente la storia di quella persona che, nel bene e nel mane, si chiama Lorenzo Cherubini.

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