Pagine

Ho letto l'autobiografia di Jovanotti, Gratitude

05/02/14


Ho letto l'autobiografia di Jovanotti, Gratitude. L'ho letta perché credo che Jovanotti abbia qualcosa di interessante da dire. Intendiamoci, non tutta la sua musica mi piace, i miei riferimenti musicali sono molto diversi dai suoi: non sono mai riuscito ad ascoltare un album intero dei Run DMC e reputo i Parliament un gruppo importante ma li digerisco solo a piccole dosi. Mentre lui andava pazzo per Afrika Bambata io preferivo i Talking Heads, e mentre lui ballava sui ritmi indiavolati della musica nera io preferivo guardare fuori dalla finestra fumando sigarette e ascoltando i Pixies. Ad ogni modo, il racconto della vita di Lorenzo è sicuramente un case study unico e non più ripetibile. I tempi sono cambiati, i giovani di successo passano inevitabilmente attraverso i Reality e difficilmente restano sulla ribalta per più di una stagione o due. Una figura carismatica come quella di Cecchetto non è più pensabile. Le cose mutano velocemente, le previsioni, i progetti costruiti a tavolino non ottengono più il successo sperato.
Ho letto Gratitude perchè Jovanotti mi è sempre stato simpatico anche se non l'ho mai potuto dire perché tutti lo odiavano. Quando da ragazzino mi improvvisavo skater, ascoltavo i Beastie Boys e i Fugazi e non potevo certo dire in giro che secondo me l'Albero non era poi male.


In Gratitude Jovanotti racconta la sua vita in modo molto semplice e disordinato proprio come te lo aspetteresti da lui; attraverso i molteplici aneddoti narrati traspare tutta la passione per la musica e per la vita, la sua profonda curiosità e la sua inesausta voglia di capire il mondo attraverso le esperienze a cui Jovanotti non si è mai sottratto mettendoci tutta la sua energia.
Ecco, energia è una parole ricorrente del libro e credo che sia anche la parola chiave per comprendere il suo carisma e il suo successo. Jovanotti ha una specie di aura magnetica che si espande dal suo corpo dinoccolato, possiede una forza vitale fuori dal comune; Lorenzo è un attrattore che si nutre delle energie di tutti, e poco importa che sia odio o amore quello che gli viene riversato, sempre di energia si tratta, e lui al pari di un supereroe la assorbe e ne esce fortificato. Certo, a causa di tutta questa energia, il racconto a volte si fa un po' troppo autocelebrativo; a uno sguardo ingenuo questa consapevolezza di sé sembra stonare con l'immagine di ragazzo fortunato della porta accanto che abbiamo di lui; ma il problema non è lui ma piuttosto l'immagine che ci siamo costruiti e che gli abbiamo appiccicato sopra. In fondo, credo sia inevitabile che tutta la sua incontenibile energia a volte trasbordi e faccia gonfiare l'ego anche a chi l'ego, non dico cerca di dissolverlo, ma almeno di contenerlo. Frasi come "Se non ti piace la mia roba non sei uno in gamba. Solo le persone sveglie e intelligenti possono sentire quello che c’è nella roba che esce dalle mie parti" potrebbero risultare eccessive e forse lo sono, ma sono convinto che sia meglio che siano state scritte piuttosto che epurate da un editor troppo zelante.
Gratitude non è il racconto di un uomo perfetto e nemmeno del Jovanotti che ci siamo immaginati, ma semplicemente la storia di quella persona che, nel bene e nel mane, si chiama Lorenzo Cherubini.
Continua a leggere ...

Il capitale umano è l'amore

21/01/14

Il Capitale umano, l'ultimo lavoro di Virzì, è un film che solo all'apparenza parla della Brianza, di finanza, ricchezza e capitalismo: la crisi raccontata non è tanto finanziaria quanto morale.
Tutte le storie umane che si intrecciano nella narrazione trasudano aridità. L'aridità di quelle vite che non sono state in grado di coltivare e prendersi cura della propria anima. Il Capitale umano parla di quella tragedia che si può riassumere nell'incapacità di ascoltare la vita, incapacità di ascoltare il proprio io profondo per inseguire progetti vacui che non nutrono ma che anzi, desertificano l'anima.

Un problema che è soprattutto di educazione. Sono innanzitutto i figli le vittime di questa cultura del nulla, del vacuo, del benessere superficiale e fine a se stesso. E' evidente l'incapacità dei genitori di insegnare l'ascolto verso se stessi. L'incapacità di accogliere e sprofondare nel buio della propria anima. Ci vuole coraggio per addentrarsi in tali territori oscuri e spaventosi.
Se non siamo in grado di porre uno spazio tra i pensieri, generati e influenzati dal caos dei molteplici stimoli in cui siamo immersi, e le azioni che agiamo, se non abbiamo la pazienza di raccoglierci, di prendere del tempo per coltivare il silenzio, non potremmo mai capire le cose davvero importanti, i valori che nutrono la nostra interiorità e che ci permettono di dare senso al nostro operato nel mondo. Perché è soltanto tramite l'ascolto, l'osservazione di noi stessi, che possiamo trasmutare le emozioni in sentimenti.



Ma non tutto è negativo. Per Virzì, un'ancora di salvezza per queste vite alla sbando esiste. E non è da poco. La salvezza è rappresentata da una parte dagli adolescenti, in possesso di una sensibilità che nonostante tutto sopravvive e cerca di uscire allo scoperto, e combatte, per non essere sepolta e dimenticata, e dall'altra ci sono le donne: confuse, frastornate, con molti difetti e magari prive di quella forza necessaria per dire no agli abusi di mariti che hanno smesso di essere uomini per trasformarsi in automi. Nonostante tutti i difetti le figure femminili sono ancora capaci di coltivare un'umanità, una dolcezza, una compassione che i personaggi maschili sembrano aver perso del tutto per inseguire la ricchezza e il successo. Perché sia le donne che gli adolescenti raccontati da Virzì, quando non sanno come comportarsi, usano un'arma che agli uomini è preclusa. Quando non sanno capire, quando tutto va a rotoli, quando la disperazione li travolge, amano. E' questo il piccolo e potente segreto, la formula magica che tutto risolve: abbandonarsi all'amore. Il capitale umano è l'amore.
Continua a leggere ...

Ieri hipster domani

20/01/14

Quella che vedete è la copertina di un breve saggio in formato digitale sugli hipster che ho appena pubblicato in Selfpublishing (grazie a narcissus).
Il libro è una revisione della mia tesi di laurea in sociologia che ho intitolato Ieri Hipster Domani.
Un'analisi sintetica ma competa della maggiore sottocultura contemporanea.
E' disponibile nei migliori negozi di libri online, da Amazon a Bookrepublic.
Il costo è di soli 4,99 euro.

Dalla quarta di copertina:

Se nessuno si definisce hipster, se gli hipster sono sempre gli altri, come è possibile definire una volta per tutte questa sfuggente sottocultura? Come è possibile costruire un'immagine stabile del tipo-hipster se i rimandi di cui si nutrono sono infiniti, senza limiti temporali e spaziali? Un hipster che pedala con la sua bicicletta a scatto fisso per i viali di Berlino in cosa è simile a uno che cammina ascoltando i Wampire Weekend con l'ipod lungo le vie di Mexico City? Come è possibile stabilire delle linee guida stilistiche ed estetiche, quando l'assunto principale dell'hipster è quello di essere sempre in anticipo sui tempi, un passo avanti anche rispetto alle definizioni?
Il breve saggio "Ieri hipster domani", frutto di una revisione di una tesi di laurea di sociologia, analizza la sottocultura degli hipster dagli albori a oggi, per rispondere alle curiosità di quei lettori che si chiedono chi sono questi bizzarri figuri che popolano le nostre città.
Continua a leggere ...

Beastie Boys e Umberto Eco

19/01/14

Come si fa a diventare un prodotto di culto? Perchè Paul’s Boutique dei Beastie Boys lo è diventato? Se non fosse per la sua irriverenza, spontaneità e attitudine punk potremmo pensare che dietro alla progettazione di questo album ci sia Umberto Eco.

Il famoso intellettuale infatti sostiene che un prodotto di culto deve essere frammentario, disomogeneo, contenere citazioni ed essere adatto ad esser citato in altri contesti. Ma oltre queste citazioni e alle originalità delle idee, “mescolate” con sapienza, ci sono altri aspetti che esulano dal contesto musicale e numerose connessioni con una quantità di informazioni talvolta difficilmente riconoscibili e catalogabili. E' possibile rintracciare Godel (la matematica) e Hakim Bay (la controcultura) , il Taoismo (la quiete) e i Kiss (il gusto un po' kitsch), Ury Geller (la pseudo-magia) e Deleuze (la decostruzione).

L’ascolto di Paul’s Boutique è un’esperienza totalizzante, quasi mistica e per altri versi di puro divertimento, un tuffo rigenerante all'interno della cultura pop del tempo, dove i Beastie Boys liberati dalla morsa di Rick Rubin e coadiuvati da i Dust Brothers creeranno quello che potremmo definire Rap d'avanguardia. Esempio folgorante è il brano B-Boy Bouillabaisse formato da nove parti distinte ma arditamente collegate tra loro, dove ritroviamo un sample (tanto per tornare a parlare di citazioni) preso da Are you experienced? di Jimi Hendrix . Il sample in questione è l’intro nel brano originale ma, messo in loop e ripetuto, diventerà parte centrale del nuovo brano.

I Beastie Boys fanno propria quella pratica classica di tutto l'Hip Hop, ossia quella di selezionare e conferire massima attenzione agli intro e agli stacchi soprattutto ritmici. Un album cardine, decisivo nella sua capacità di ridefinire i confini e gli spazi di tutta la musica Hip Hop ed Electro a seguire.
E pensare che il disco alla sua uscita era passato inosservato...
Continua a leggere ...

Non smettere mai di imparare

04/01/10

Gillo Dorfles è uomo di vasta cultura e di profonda saggezza. La sua biografia è impossibile da riassumere. Docente di estetica, psichiatra, filosofo, pianista. Durante la sua lunga vita ha fatto molte cose meritevoli, tra le quali fondare il movimento per l'arte concreta assieme a Munari e Soldati.

Nonostante sia vicino ai cento anni, in una recente intervista a Repubblica afferma:
"Sono molto contrario a questa presunta autorità degli anziani. I ragazzi hanno molto da insegnare, specie per le loro competenze tecnologiche e informatiche. Mi interessano molto questi argomenti: telefonini, internet, nuovi linguaggi. Non bisognerebbe mai smettere di imparare."

Non smettere mai di imparare è l'unica soluzione per restare dentro la società, per sentire di avere ancora qualcosa da dire e da fare. Non smettere di imparare è l'unica via per combattere la figura dell'anziano inutile alla società contemporanea perché incapace di capire e adeguarsi al nuovo.

Il giornalista Massimo Fini sostiene che l'anziano, da figura saggia ed intoccabile, diviene scomoda marionetta della società contemporanea. Fini ha sicuramente ragione, ma esiste un antidoto. Ed è quello di Dorfles: mai smettere di imparare. Che poi è lo stesso della Montalcini, (leggetevi Abbi il coraggio di conoscere) altro esempio di anziana che non ha smesso di imparare.

Non sempre vecchiaia equivale a saggezza. Ecco quello che afferma Dorfles:
"l'età c'entra poco con la saggezza: conta la maturità, l'autonomia di giudizio, l'osservazione, le letture, le visioni."

Un insegnamento necessario per gli anziani (ma anche i giovani), che troppo spesso si piangono addosso. Mai colpevolizzare l'altro, mai colpevolizzare la società; è necessario partire da se stessi, fin da giovani, per costruirsi una vecchiaia ricca, viva, aperta al nuovo.
Di anziani come Dorfles, la società moderna, ne ha bisogno, eccome.
Continua a leggere ...

Barenboim: la musica sveglia il tempo

30/12/09


Barenboim è uno dei più grandi direttori d'orchestra dei nostri tempi, nonché pianista d'eccellenza. Barenboim è un uomo di cultura e di forte coraggio, scrive in modo fluido e limpido di questioni complesse, in ogni parola trasmette la sua vibrante passione.

La musica sveglia il tempo è un libro colmo di saggezza, che sprigiona una passione per la vita e l'arte come da tempo non se ne scrivevano. La musica sveglia il tempo è un saggio rinvigorente unisce la forza della passione con la freddezza della ragione. La morbidezza della sua prosa con il calore dell'arte.

Un testo importante per capire come l'arte - e la musica in particolare -  possano giocare un ruolo decisivo in tanti e diversi settori della società, espandersi nella politica, trasformare la mentalità delle persone, dare un contributo essenziale alla formazione di un pensiero realmente libero dai condizionamenti.

Alcune citazioni:
"Cercherò di individuare alcuni collegamenti fra l'inesprimibile contenuto della musica e l'inesprimibile contenuto della vita."

"Quanto più siamo capaci di determinare i nostri pensieri - i nostri pensieri dunque creandoci una nostra personale esperienza della realtà - tanto più siamo capaci di autodeterminazione così da essere veramente liberi"

"In musica, come nella vita, possiamo parlare davvero solo delle nostre reazioni e delle nostre percezioni. E se provo a parlare di musica, è perché l’impossibile mi ha sempre attratto più del difficile."
 Parole sparse ricorrenti rintracciabili nel libro:

Musica, Spinoza, interpretazione, pensiero, etica, Bartok, dialogo, ragione, Edward Said, libertà, saggezza, filosofia, East western Divan, Israele, Wagner, individuo, talento, passione, pregiudizio, Palestina, Boulez, percezione, morale, Hitler, conflitto, pace, ascolto, orecchio, obiettività, Mozart, piano, idee, ideologie, conoscenza, realtà, Bach, uguaglianza, concerto, emozione, fratellanza, Chiesa, Stato, medio oriente, illuminismo, Beethoven, società, sentire, cervello, strumento, educazione, arte, curiosità, coraggio, orchestra, musica.
Continua a leggere ...

La logica del dono

23/12/09

"Grazie per il pensiero, ma davvero...non posso accettare"
"Ma è solo un pensierino!"
"Non mi interessa, mi dispiace, è la logica che c'è dietro che non mi piace"
"Quale logica scusa?"
"La logica del dono, voglio rompere questo meccanismo"
"Continuo a non capire, quale meccanismo?"
"Io la chiamo trappola a spirale. Io regalo qualcosa, la persona a cui dono non può sottrarsi dal ricevere e come conseguenza si sente in obbligo di ricambiare. Io ricevo in dono qualcosa e mi sento vincolato dal ricambiare. Capisci che si innesca un meccanismo ad orologeria da cui è impossibile uscire?"
"Ma guarda che sei libero di non farmi niente, davvero!"
"Lo so, ma il punto non sei tu, sono sicuro che sei sincero. Il punto è la coscienza...se non ricambio sento che qualcosa non va...come quando una cosa viene interrotta a metà, senti il bisogno di concluderla"
“Mi è chiaro, ma pensi che rifiutando i regali riuscirai a sottrarti da questo meccanismo?"
"Non lo so, ma non riesco a trovare una soluzione migliore. Per favore, tieniti il tuo pensiero e non volermene, lo faccio per il bene della società."


photocredit: wildspiritwolfsanctuary
Continua a leggere ...

Il tempo per scrivere

21/12/09

Avrei bisogno di più tempo per scrivere; e avrei bisogno che sia più produttivo. Vorrei riuscire a mettermi al computer e iniziare subito, senza distrazioni. Con la mente sgombra. Libero dal mondo.

Invece mi interrompo spesso: per controllare la mail o per navigare senza scopo. Per superare questo problema ho comprato un libro. Un libro per la gestione del tempo. Un manuale pratico. Io ho una passione per i manuali. L'idea che leggendo un libro, possa imparare una cosa nuova, che prima non riuscivo a fare, mi entusiasma. Spesso, lo ammetto, i manuali sono una delusione. Non tutto si imparara leggendo.

Anche in questo caso non è stato facile. Ma non è colpa del libro. Il libro è fatto bene: semplice e concreto. Il problema è che per mettere in pratica il metodo insegnato ci vuole forza di volontà; e io non sempre ne ho.

Ad ogni modo, i motivi per cui trovo che sia un buon libro sono presto detti. L'autore, David Allen, nella parte introduttiva alla spiegazione del suo metodo afferma:

finché pensate continuamente a qualcosa, la vostra mente non può essere calma e rilassata. Tutto ciò che considerate non finito o incompleto va raccolto in un sistema affidabile esterno alla vostra mente, quello che io chiamo un contenitore di raccolta, da svuotare periodicamente dopo averne smistato il contenuto.

e ancora:

Pensare più volte ad una cosa in cui non si fa nessun progresso è una perdita di tempo e di energia, e finisce solo con l’alimentare l’ansia legata alla sensazione che non state facendo quello che dovreste fare.

Il punto interessante è che grazie a questo metodo è possibile migliorare la condizione di calma della propria mente. Non è difficile trovare una similitudine con quella pratica meditativa chiamata Mindfulness, sviluppata da Jon Kabat-Zinn:

Mindfulness è quindi una modalità di prestare attenzione, momento per momento, nell’hic et nunc, intenzionalmente e in modo non giudicante, al fine di risolvere (o prevenire) la sofferenza interiore e raggiungere un’accettazione di sé attraverso una maggiore consapevolezza della propria esperienza che comprende: sensazioni, percezioni, impulsi, emozioni, pensieri, parole, azioni e relazioni. (fonte wikipedia)


Anche se gli intenti sono diversi, il risultato è simile. Entrambe le tecniche sono utili per migliorare la concentrazione e l’attenzione. Allen insegna proprio a essere calmi mentre si fa qualcosa perché in quel momento è la cosa giusta da fare.

Quindi scrivere dedicandosi alla scrittura in maniera totale. Essere calmi, in pace, sapendo che in quel momento scrivere è la cosa migliore da fare. Estraniarsi dal mondo. Basterebbe mezz'ora al giorno. Sono sicuro che basterebbe questo, per scrivere di più e molto probabilmente, meglio.

photocredit: soartsyithurts
Continua a leggere ...

Dente smaltato

18/12/09



Come sempre iniziavi i discorsi come se fossero già cominciati parlavi di rotazione e rivoluzione ma non ti riferivi al sole ma alle nostre anime bruciate dai raggi sociali e non esitono creme di protezione dicevi

guardavo nel profondo dei tuoi occhi e vedevo i tuoi neuroni accendersi come luci
stroboscopiche e io dentro la tua testa come ad un rave stordirmi per cercare di non capirti

parlavi di fine della storia e non ti riferivi alle ideologie ma a noi due
guardavo le tue narici e immaginavo vortici di aria risucchiarmi in un altra dimensione dove tutto era diverso dove corro veloce e il tempo si spezza e non si piega

parlavi di evoluzione ma non ti riferivi a darwin ma alla tua voglia di mutare e guardavo le tue orecchie e mi immaginavo un labirinto dove rinchiuso insieme a te non avrei voluto uscire mai

parlavi di micro e macro ma non ti riferivi ad astruse teorie economiche ma alla distanza tra i nostri cuori

guardavo i tuoi denti e li immaginavo enormi e pensavo che sarebbe bello scrivere una poesia con uno spray colorato su quel bel dente smaltato e mentre parlavi una goccia di saliva caduta sul tavolo dalla tua bocca creava una forma perfettamente rotonda e guardavo la saliva e mi immaginavo di nuotarci dentro e ridere come un bambino ai bordi di una piscina

parlavi di superare l'egoismo ma non ti riferivi a sterili teorie di psicologià della felicità ma parlavi di me
ma ormai non ti ascoltavo perchè pensavo a quello che avrei fatto appena uscito da quella stanza.

Photocredit: nikochan

Continua a leggere ...

Riccardo Bocca: gli anni feroci

09/12/09

Ho letto il libro Gli Anni feroci di Riccardo Bocca in treno. Sono salito e ho aspettato che prendesse velocità per farmi cullare dal classico rumore del treno: “Tu-tum tu-tum.”
Dopo un'ora di viaggio ho capito che quel rumore non l'avrei sentito e mi sono immerso nella lettura.

Gli anni feroci è un libro nichilista:

Nello stile della scrittura: preciso, puntuale, nervoso, sarcastico. Nella trama: non esiste un personaggio sano o realmente umano. Nessun finale felice.
Senza un aggettivo di troppo, senza sbavature, senza troppe descrizioni.
Bocca descrive l'umanità che popola il mondo dello spettacolo, della politica in modo impietoso.Il vuoto esistenziale riempie tutte le azioni dei protagonisti.
Tutto è pregno di cinismo, corruzione, sofferenza, dolore.

Gli anni feroci è un libro sul fallimento:

fallimento della generazione che ci ha preceduto, della mia generazione e della generazione che verrà. Nessuna speranza all'orizzonte.


Gli anni feroci è un libro divertente:

trascrivo un passo che da solo vale il prezzo del libro (molto alto, 18 euro e 50 per 225 pagine). In questo brano Alberto, il protagonista, nel momento più alto di notorietà viene invitato da Renzo Arbore alla sua festa di compleanno:
[...] E allora Renzo ha attaccato, finalmente. Con un accordo pieno di do maggiore.
Ha avviato una marcetta che immediatamente ha catturato tutti, e tutti hanno tenuto il ritmo battendo le mani, mentre lui arrotava la erre.
"Il for-ma-ggino!..." ha iniziato a cantare Renzo.
Amicante,sfavillante.
"Co-sì... pi-cci-no!..." E la Laurito già sghignazzava e dava pacche sul pianoforte, perché aveva capito dove stava andando a parare.
"Me-lo-vuoi... da-re..."
"Quel...for-ma-ggino?..."
Al che sono scoppiati i primi "Grande", " Sei un grande", con Boncompagni che annuiva professorale e una svaporata bionda che faceva segno di si, che lo voleva il formaggino.
Ma Renzo, formidabile, non si è fermato alla prima strofa. Ha incassato gli applausi, i "Vai" e i "Mitico" e ha continuato l'esibizione picchiando sui tasti per introdurre la nuova strofa.
"Il for-ma-ggino!..." ha proseguito dondolando la testa, con le spalle che andavano a destra e sinistra come in barca.
" Più ...bi-ri-chi-no!..." risate, risate ancora, anche qualche fischio all'americana.
"Lo-vor-rei...indie-tro..." Lo vuole anche indietro! è scoppiato uno di quelli in abito scuro.
"Quel...po-ve-ri-no!..."
Dopodiché avrebbe continuato, Renzo, perché c'era da sentire il finale e scoprire che fine faceva, quel benedetto formaggino. Ma ormai attorno aveva un muro di gente che annuivano e si spanciavano. E' anche a Renzo scappava un po' da ridere.
Così si è alzato dal pianoforte, si è tolto la giacca e in camicia hawaiana si è messo a baciare tutti; anche me, mentre i più svelti canticchiavano il motivetto e il formaggino trionfava in sala, e in cucina, fino alla tata che si divertiva ed era fiera di lavorare lì.[...]
Gli anni feroci è un libro da leggere:

Per capire a che punto è l'Italia di questi anni.

E cosa racconteremo ai figli che non avremo di questi cazzo di anni zero?

Racconteremo che gli anni zero sono anni feroci. Che non è colpa nostra, ma che sono dentro di noi. Come un virus. E non ne usciremo vivi. Altro che anni 80.


Ps: mi sono informato: le rotaie non hanno più i giunti, quindi e tutto molto più silenzioso e non sentiremo più il tu-tum tu-tum.
Continua a leggere ...

Senti che fracasso?

07/12/09

"Scusami, finisco subito...se vuoi alza pure il volume della TV"
"In che senso scusa, non capisco?"
"Questo grissino che sto mangiando, è duro, croccante...scusa per il rumore"
"Ma guarda che non sento nessun rumore"
"Ma come no...dai, ogni volta che mastico! Senti che fracasso, dà fastidio lo so"
"Ma guarda che lo senti solo tu, dentro la tua testa, io non sento niente!"
"Dici sul serio? Ma a me avevano detto...cioe ho sempre creduto che lo sentissero tutti questo rumore...e ho sempre masticato facendo attenzione a non disturbare..."
"no, no mangia tranquillo"
"ah...ok io credevo che...ma quindi tu dici che lo sento solo io?
"Si, sono sicuro"
"Scusa, potresti mangiarne uno anche tu? Così provo a sentire se si sente?
"Ma perchè? Non ci credi?"
"Mi fido, mi fido, è che ho sempre pensato che...ok fa niente. Si vede che era una cosa che pensavo da piccolo...ero sicuro fosse così..."

Photocredit: trojanguy
Continua a leggere ...

La scelta migliore

04/12/09

Ieri sera la mia ragazza mi ha chiesto: “Dove vuoi andare a mangiare stasera?”
Non ho risposto subito. Ho fatto finta di pensarci per dieci secondi circa.
Non di più che poi sennò si capisce che non è vero che ci sto pensando.
Poi ho risposto deciso: “Vorrei andare al Cucchiaio d’oro! Ci terrei molto…”
Ecco, non è vero che voglio andare al Cucchiaio d’oro, per me un ristorante vale l’altro.
Per evitare discussioni che si attorcigliano come i fili delle cuffie dell’Ipod, è meglio prendere subito una decisione. Lo so per esperienza; perché poi nelle discussioni anche se ho ragione, un po' in colpa mi sento.

Un’altra volta mi ha chiesto:
“Mi stanno meglio queste scarpe nere o queste rosse?” E me le ha mostrate.
In questo caso ho una altra regola: tra due possibilità, scelgo quella di sinistra. Sempre.
Nel caso che non ci sia la sinistra e la destra, decido per ordine alfabetico.
Nere o rosse? Nere, nere, molto meglio!

Io penso che con queste regole possiamo superare tante discussioni nelle coppie e anche l’indecisione che affligge i trentenni di oggi.

Photocredit: notionscapital
Continua a leggere ...

Girl talk: unione e collisione di mondi

02/12/09


Mash up, bastard pop, cutups, unauthorized remixes: Girls Talk è tutto questo e molto di più. Un'opera enciclopedica per la quantità di samples presenti. Una capacità sorprendente nel rendere omogeneo il diverso, armonico l'opposto. Un talento straordinario nell'unire, mescolare, fare il gioco delle tre carte e ogni volta sorprenderci

Hip Hop, rock, dub, metal, funk, r'n'b, soul e chi più ne ha più ne metta. Voci nere, schitarrate distorte, sinth elettrici, 808 a profusione, pianoforti sognanti e scariche di adrenalina. Un'opera mondo decisamente sopra le righe, pacchiana e raffinata, per bulli di periferia e archeologi del montaggio sonoro.

Stato dell'arte della cultura sampladelica moderna, unione e collisione di mondi, occidente e oriente, negritudine e birra irlandese. Muhammad Ali che schiaffeggia Kate Moss, Vikram Chandra che balla la breakdance, William S. Burroughs con i superpoteri.

Disomogeneo, frammentato, paradossale e ironico. Grasse risate e pensieri profondi.
Compressione dello spazio-tempo, gli anni 80, gli anni 60, il 2007 e il qui e ora frullati e sparati direttemente sulle nostre sinapsi. Entropia come energia di creazione.
La teoria della complessita spiegata dal dott. Grandmasterflash.
Continua a leggere ...

Zizek, Vince Vaughn e Jennifer Aniston

24/11/09


Zizek riporta un dialoghetto tra Vince Vaughn e Jennifer Aniston, tratto dal film Break Up: «Volevi che io lavassi i piatti e laverò i piatti, qual è il problema?» Lei risponde: «Non voglio che tu lavi i piatti, quello che voglio è che tu voglia lavare i piatti!». Questa, commenta Zizek, è la riflessività del desiderio, la sua richiesta terroristica: io non voglio soltanto che tu faccia quello che voglio, ma anche che tu lo desideri.
Tratto da un articolo di Repubblica di Antonio Gnoli
Continua a leggere ...

Perchè la TV è stupida?

23/11/09



E poi uno si chiede perché la televisione tende sempre a proporre contenuti di basso livello. Si chiede perché gli argomenti trattati dalla TV generalista, sono quelli più discussi nelle pause caffè. E poi uno pensa che è vero che alla gente piacciono solo queste cose, che servono a distrarre, a non pensare alle cose importanti. Perché le cose serie presuppongono uno sforzo intellettuale, e uno che sgobba tutto il santo giorno avrà pure il sacrosanto diritto di rilassarsi!

E si chiede perché alla fine anche le persone che amano leggere, ascoltare musica e che hanno molti interessi finiscono per parlare di quello che succede all’Isola dei famosi e delle miserie e piccolezze delle persone più o meno famose. Alla fine anche tu resti invischiato in questi discorsi; certo preferiresti parlare di altro, delle cose che ti interessano davvero, ma ti abbassi a parlare delle cose che hai un comune con gli altri.

E non ti rendi conto che la persona con cui stai parlando, che tu magari ritieni frivola, preferirebbe parlare della sue passioni più alte. Magari di musica classica. O di arte medioevale. Solo che è impossibile trovare argomenti in comune visto che gli interessi delle persone sono talmente tanti e diversi che tutti finiamo col parlare del servizio delle Iene, del Reality di turno o dell’ennesima rissa di Sgarbi.

Non c’è via di uscita. Solo nel Web possiamo trovare comunità con gli stessi interessi alti, che si radunano attorno ad uno spazio virtuale. Magari sono poche decine di persone sparse per l’Italia. Nel mondo reale non le avresti mai incontrate.

E con questo non sto dicendo che la televisione sia volgare e stupida perché le persone che compongono il Pubblico sono volgari e stupide. La televisione è ciò che è per il semplice motivo che la gente tende ad assomigliarsi terribilmente proprio nei suoi interessi volgari, morbosi e stupidi, e essere estremamente diversa per quanto riguarda gli interessi raffinati, estetici e nobili.
David Foster Wallace citato da Chris Anderson a pag 193 de “la coda lunga”.

Secondo George Gilder la televisione è “strutturalmente stupida”, dal momento che l’audience generalista si basa sul “denominatore comune” dei telespettatori, il quale è fatalmente al “ribasso” [...] Secondo Gilder ciò è dovuto al fatto che quanto abbiamo in comune in quanto passivi fruitori dei programmi della predetta TV via etere è la “second Choice” dei nostri interessi, mai la first choice che invece differenzia gli uni dagli altri. E in comune abbiamo ciò che vi è di più pruriginoso, banale, violento.
 Tratto dall’introduzione di Giancarlo Bosetti a “Cattiva maestra televisione”, Karl Popper jhon Condry.
Continua a leggere ...

Pizza, musica e passioni

20/11/09
Ultimamente ascolto sempre meno musica. Ci ho messo anni per riversare tutta la collezione di CD in MP3 e adesso, che ho completato il lavoro, ho staccato l'Hard Disk.
Quella per la musica è una passione che mi accompagna da sempre.
Da quando avevo dieci anni, forse prima.
Prima musicassetta acquistata? Beatles. Una raccolta, non ricordo il titolo.
Ricordo che iniziava con Love me do. Gran pezzo.
La ascoltavo attraverso una scatoletta grigia che mi sembrava sprigionasse una potenza incredibile. Una scatoletta tipo questa:











Non voglio lasciare appassire questa passione. E' un modo per restare aggrappato alla mia giovinezza.
Ecco, allora da oggi mi sforzo di riappassionarmi alla musica. Oggi mi ascolto i Pizza.
I Pizza sono un gruppo contemporaneo. Fanno musica Post-Punk e riescono a far sembrare anche le immagini vecchie di 30 anni. Ne ascolto solo un po', qualche minuto, non vorrei saziarmi subito.

Continua a leggere ...

Jenkins sulla cultura popolare

18/11/09

Spesso, la nostra risposta alla cultura di massa è influenzata dalla voglia di avere risposte semplici e promuovere azioni rapide. E' importante dedicare il tempo necessario alla comprensione della complessità della cultura contemporanea. Dobbiamo imparare a diventare utenti sicuri, critici e creativi dei media. Dobbiamo valutare le informazioni e l'intrattenimento che consumiamo. Dobbiamo capire gli investimenti emotivi che facciamo nei contenuti dei media. E forse, ancora più importante, dobbiamo imparare a non trattare differenze di gusti come patologie mentali o problemi sociali.

Dobbiamo pensare, parlare e ascoltare. Quando diciamo agli studenti che la cultura popolare non è una cosa da discutere in aula, segnaliamo loro che ciò che imparano a scuola ha poco a che fare con ciò che per loro conta di più a casa. Quando evitiamo di discutere di cultura popolare ad una cena, probabilmente suggeriamo che non abbiamo interesse per cose che per i nostri figli sono importanti. Quando diciamo ai nostri genitori che non capirebbero le nostre scelte musicali o di vestiario, li tagliamo fuori da una parte importante di ciò che siamo e di ciò che per noi conta. 
Non è necessario condividere le passioni degli altri. Ma occorre rispettarle e comprenderle.

Photo credit: Stu Rosner; photo illustration by Ellen Winkler
Continua a leggere ...